Archivio disegni

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L’archivio disegni, con i suoi più di 10.000 fogli, rappresenta un patrimonio di eccezionale valore e si pone in diretto collegamento con la memoria della tutela costituita dall’archivio storico della Soprintendenza.

L’archivio conserva materiali databili dall’ultimo quarto del XIX secolo fino alla fine del XX, e include una grande varietà di soggetti e tipologie: disegni architettonici (rilievi, proposte progettuali, studi), archeologici (rilievi di scavo, riproduzioni di reperti, saggi stratigrafici), disegni di affreschi e mosaici (disegni a linea di contorno, a chiaroscuro, acquerellati, cartoni pittorici o copie e calchi al vero), illustrazioni per riviste, schizzi eseguiti durante attività di restauro o sopralluoghi ispettivi.

La maggior parte dei fogli sono frutto dell’attività di cantiere di funzionari e disegnatori attivi in Soprintendenza: all’indubbio pregio artistico di alcuni pezzi si somma il valore documentario dell’intera raccolta per quanto riguarda l’evolversi dei concetti di tutela e restauro, influenzati dall’avvento dei progressi tecnologici e dai cambiamenti di sensibilità estetica.

Alcune carte disegnate sono state estrapolate dall’archivio delle pratiche a cui erano allegate, ma vi sono anche dei nuclei grafici entrati a far parte dell’archivio in diversi momenti, per acquisizione o per donazione. Per esempio, un nucleo antico di disegni fu acquisito nel 1912 dal Genio Civile, organo preposto alla tutela dei monumenti negli anni precedenti la fondazione della Soprintendenza.

Tra i disegni riproducenti superfici architettoniche decorate e frutto dell’attività di tutela si distingue un gruppo di esemplari grafici assegnati ad Alessandro Azzaroni (1857-1939) e Giuseppe Zampiga (1860-1934), realizzati sotto la direzione di Corrado Ricci: tali opere riflettono bene una nuova concezione del restauro, inteso in maniera del tutto attuale come atto di conoscenza mirata al recupero dell’aspetto originale dell’opera, libera dalle superfetazioni del tempo e resa riconoscibile nelle eventuali integrazioni. In quest’ottica, il disegno - ancor meglio della fotografia, al tempo in bianco e nero - svolge l’essenziale funzione di documentare lo stato delle cose per cercare l’integrità storica e filologica dei beni artistici, nel panorama di una nuova coscienza critica del patrimonio monumentale che si fa azione concreta di salvaguardia proprio a Ravenna a inizio XX secolo, divenendo un modello culturale e di metodo poi diffuso in tutta Italia.

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